Lettera a un amico ebreo. Gian Franco Svidercoschi
Jurek e Lolek sono due ragazzi di Watowice. Il primo è un ragazzo ebreo, figlio di un avvocato, il secondo è un orfano di umili origini studioso e con la passione per il teatro. La loro amicizia si sviluppa negli anni '20 e '30 fra i banchi di scuola. I due si perderanno di vista dopo il ginnasio, quando i venti di guerra e le leggi razziali prenderanno il sopravvento, costringendoli a fare scelte di vita diverse. L'occasione per ritrovarsi dopo anni è data dall'invito che Lolek, ormai diventato Papa Giovanni Paolo II, fa a Jurek in occasione della stesura della lapide in memoria della distruzione della Sinagoga e i cittadini ebrei di Wodowice morti nei campi di concentramento. Il libro si sdipana fra una serie di flashback dell'amico del Papa, raccontati in una intervista all'autore. Ne esce un ritratto di due ragazzi schietti, che la vita segnerà nel corso degli anni. Alcune frasi di Lolek giovane fanno già intravedere i contorni che lo caratterizzeranno come Papa. Un libro gradevole, che ci fa amare ancora di più il Santo padre.
Frasi nel testo
"Ricordare, solo ricordare. Jerzy se lo ripeteva sempre. Ricordare era la sola maniera per sopravvivere."
"Lolek scoppiò a ridere. Ma perché? Non siamo tutti figli di Dio?"
"Per salutarsi allungarono tutti e due la mano. E invece si abbracciarono. " Un giorno ebrei e cristiani dovranno incontrarsi così"disse."
Il libro è distribuito da Mondadori
Comments