Ho dovuto leggere due volte questo libro, per entrare nel mondo dove la protagonista è cresciuta e cercare le molteplici sfumature del suo popolo. Safiya, nata e cresciuta in un villaggio a Sokoto, in Nigeria, desiderosa fin da piccola di studiare ed apprendere la legge del corano, viene data in sposa a soli tredici anni, ancora bambina. A trentaquattro anni ha già ben 4 mariti e quattro figli ed è stata più volte ripudiata. Accusata di adulterio subisce un processo. Una giovane cui la vita ha tolto tanto, ma che, con la sua forza, è riuscita ad andare oltre le leggi del proprio paese e diventare un simbolo dei diritti negati alle donne. Un caso internazionale, raccontato in modo crudo dalla protagonista. Grazie alla sua storia entriamo in un mondo diverso da quello occidentale, scoprendo quelle che sono le sue leggi, i suoi riti. Safiya non condanna; in lei si avverte a volte una rassegnazione verso quelli che sono i dettami della sharia, come in una devota osservanza. Un racconto che porta a riflettere sui mondi apparentemente distanti dal nostro, sulla condizione delle donne in altri paesi.
Frasi del libro
"Nel pieno della tradizione islamica, Yussuf si dimostrò marito gentile, premuroso ed attento quando eravamo soli e del tutto disinteressato alla mia persona in pubblico. Mi andava bene così, quella era la condizione di tutte le donne."
"Doveva essere molto preoccupato, ma nessuna moglie ha il diritto di chiedere conto al marito del suo comportamento."
"Kulu morì poco dopo aver inghiottito la prima delle compresse lasciate dal medico. Tra le mie braccia, come il fratello, e io pensai che sarei morta di dolore."
"Lapidazione... cosa significava? Da bambina ne avevo sentito vagamente parlare dagli anziani del villaggio."
Il libro è pubblicato da Sperling&Kupfer
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